Comunicati | 26 Marzo 2024 | Fabio Ciarla

G.D. VAJRA: DIECI ANNI DI CLARÉ J.C., IL NEBBIOLO RITROVATO

Ottenuto dalla parziale fermentazione dei grappoli interi, il vino pensato dalla famiglia Vaira è espressione della ricerca storica condotta dall’azienda di Barolo 

Compie dieci anni il Claré J.C., il progetto enologico ideato da G.D. Vajra per creare un Nebbiolo in purezza nella sua veste più leggera e fresca, ora disponibile nell’annata 2023. Questo vino, prodotto ispirandosi all’antico metodo di vinificazione utilizzato in Piemonte nel XVII secolo, è imbottigliato immediatamente dopo la fermentazione, così da mantenere un finale piacevolmente fresco.

L’ispirazione per Claré J.C. ha origine nel 2013 quando Giuseppe Vaira, seconda generazione della famiglia insieme ai fratelli Francesca e Isidoro, nei diari di Thomas Jefferson ritrova il riferimento a un viaggio in Piemonte del 1787. Tra le pagine emerge una descrizione del vino Nebbiolo assaggiato dallo stesso Jefferson: “dolce come il setoso Madeira, astringente al palato come il Bordeaux e vivace come lo Champagne”. Queste parole suscitano alcune domande chiave nello sviluppo del progetto enologico del Claré J.C.: ci si chiede se l’effervescenza dell’antico Nebbiolo sia intenzionale oppure dovuta alle rudimentali tecniche di fermentazione del tempo. A rispondere a questi interrogativi vengono in aiuto i protocolli di vinificazione di Giovanni Battista Croce, gioielliere di casa Savoia e grande appassionato di vini, pubblicati nel 1606. Grazie a questi altri scritti Giuseppe Vaira coglie l’essenza dei vini del tempo: più leggeri e lievemente mossi per scelta.

Claré J.C. omaggia nel nome Thomas Jefferson e Giovanni Battista Croce, ma anche l’amico di famiglia Darrell Corti, esperto assaggiatore di vini e prodotti alimentari di Sacramento (California), profondo conoscitore del Piemonte fin dagli anni ‘50.

“L’evoluzione più importante per il Barolo è stata entrare nel regno della struttura, della complessità e della profondità. Con Claré J.C. stiamo prendendo una diversa direzione rispetto alla strada più battuta: è un ritorno al tempo in cui i vini da uve nebbiolo erano più freschi e morbidi. Un vino per chi si sente bambino dentro e prova curiosità per il passato dimenticato del Piemonte, ma anche per chi desidera una maggiore spensieratezza a tavola”.
–  Giuseppe Vaira

La vendemmia 2023 a Barolo ha avuto un andamento positivo. L’annata ha registrato una lunga stagione fenolica – iniziata con un germogliamento precoce intorno alla metà di marzo –, una fioritura anticipata e una vendemmia tardiva, favorita da buone escursioni termiche tra giorno e notte. Il diradamento dei grappoli fin dalla fioritura ha portato a basse rese e uve sane.

La raccolta del nebbiolo per il Claré J.C. 2023 è avvenuta tra il 27 settembre e il 6 ottobre, e circa un quinto delle uve hanno fermentato a grappolo intero. Di colore rosso rubino brillante, con la tipica tonalità del Nebbiolo, all’olfatto Claré J.C. ha un profumo delicato, con sentori di violette, frutti di bosco, lamponi, ribes nero e un tocco di liquirizia. Il palato è avvolgente, con un accenno di pétillant e un bouquet complesso di bucce d’arancia, lamponi e amarena fresca. Il finale è croccante e rinfrescante.

G.D. Vajra
G.D. Vajra è un’azienda vitivinicola a conduzione familiare a Barolo, nel cuore delle Langhe. Fondata nel 1972, è tra le prime realtà del Piemonte certificate biologiche. Il nome deriva dall’antico modo di scrivere il cognome di famiglia con la “j”. L’acronimo “G.D.” che lo precede è il ringraziamento di Aldo Vaira al padre, Giuseppe Domenico, per avergli donato il primo nucleo di vigneti nel Bricco delle Viole, oggi coltivati e raccontati insieme alla moglie Milena e ai figli Giuseppe, Francesca e Isidoro. Per la famiglia Vaira tutto è osservazione attenta e selezione, artigianalità, cura del dettaglio e unicità. L’azienda possiede oggi 80 ettari vitati: vigne storiche in alta quota e affacciate sulle Alpi, situate in diverse aree dell’ampia zona di produzione del Barolo. G.D. Vajra è inoltre l’unico membro italiano dell’Union des Gens de Métier, nata alla fine del secolo scorso quando, durante un pranzo tra viticoltori al ristorante di Alain Passard (chef oggi titolare de L’Arpège di Parigi), Didier Dagueneau, grande vignaiolo della Loira, lancia l’idea di riunire uomini dal profilo singolare, legati al mondo della fermentazione e uniti dalla passione, dalla curiosità, dall’approccio naturale alla cultura e all’ambiente, ma soprattutto dall’amicizia.

Fonte: Studio Cru

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