Blog | 11 Novembre 2023 | Fabio Ciarla

Il Morellino prima del… Morellino?

E se il Morellino per come lo abbiamo conosciuto fino ad ora non fosse il “vero” Morellino? Se, magari, in virtù di scelte di mercato e produttive si fosse, in realtà, sviato dalla tradizione più autentica del territorio?
Sono domande non facili, alle quali Roccapesta, la sfida enologica toscana del bergamasco Alberto Tanzini, insieme al prestigioso marchio della distribuzione Pellegrini, provano a dare una risposta concreta con il “Progetto Morello”, ovvero il Morellino prima del… Morellino. Tralasciando i giochi di parole, ci addentriamo in un’idea di conoscenza e sviluppo di una nuova idea di Sangiovese a Scansano, più legata alle origini e – soprattutto – alle diverse caratteristiche di un territorio che finora è stato presentato e conosciuto quasi esclusivamente per la sua versione giovane.

“Prendiamo atto della maggiore facilità di beva del Morellino rispetto ad altri Sangiovese – ha detto Manzini alla presentazione del progetto, tenutasi a Roma lo scorso 25 ottobre presso il ristorante Orma di Roy Caceres -, ma questa non preclude le capacità di invecchiamento. I nostri vini infatti escono sul mercato in ritardo rispetto al disciplinare, due anni per il Morellino Docg e quattro anni per il Morellino Docg Riserva. Il nostro è soprattutto uno sforzo di conoscenza del territorio, che non è tutto uguale. Abbiamo infatti selezionato una serie di zone diverse per dare vita ad un percorso da condividere con i nostri clienti, partendo dal Vigna Liuzza che è il primo cru messo in commercio”.

Assaggiando il Vigna Liuzza verrebbe da dire “buono, non sembra nemmeno un Morellino”, espressione che però nasconde un’errata, o limitata, visione della denominazione. La scelta fatta da Roccapesta è quella di esaltare il territorio di Scansano, senza per questo mettere nel dimenticatoio un successo anche commerciale basato sulla freschezza e sulla bevibilità. Caratteristiche che non mancano anche al Vigna Liuzza, pur se affiancate ad una maggiore complessità: “non ritroviamo nessuna nota di surmaturazione e i tannini non sono grossolani – ha detto il noto critico Fabio Rizzari nella presentazione romana del Vigna Liuzza -, questo vino si svincola da alcune vecchie idee in voga a Scansano, riuscendo, cosa non facile con il Sangiovese, a trovare l’equilibrio tra calore e acidità”.

Una sfida già ben strutturata, potendo contare anche sulla potenza di fuoco di un’azienda nota e ramificata sul mercato come quella di Pietro Pellegrini, che ha spiegato a Roma la genesi della collaborazione: “Il progetto di Alberto Tanzini ci ha conquistati fin da subito. La prima volta che ne parlammo, immediatamente pensammo di creare una sorta di percorso condiviso tra produttore e cliente. Da lì siamo partiti per aggregare 100 tra sommelier, ristoratori e proprietari di enoteche che hanno già scommesso su questo vino diventando, di fatto, gli ambasciatori del progetto fin dalla sua nascita”.

Terreni più ferrosi e altri vulcanici, altitudini che vanno dai 250 ai 550 metri slm, esposizioni diverse, irraggiamenti simili a quelli di alcune zone della Sicilia, vigneti anche molto vecchi e cloni diversi di Sangiovese… sono queste le caratteristiche alla base delle diverse “letture” dell’areale di Scansano selezionate da Roccapesta per il progetto Morello, partito con il Vigna Liuzza ma che, nella programmazione realizzata da Tanzini con il suo staff tecnico, prevede la creazione di altri quattro cru. Un totale quindi di cinque nuove etichette rappresentative di altrettante differenti espressioni del territorio, qualcosa di mai visto prima e che l’imprenditore bergamasco conferma essere stato bene accolto anche dal tessuto imprenditoriale locale. Ed è questa una nota importante per il futuro di Scansano, da guardare senza gelosie ma come reale opportunità per aggiungere qualcosa di nuovo all’offerta enologica del territorio, finora diviso – volendo approssimare con grandi margini di imprecisione – in una filosofia produttiva che vedeva i vini giovani e meno impegnativi a base Sangiovese e quelli più impegnativi e longevi prodotti con uve internazionali. Ecco, il progetto Morello si inserisce tra queste due visioni proponendone un’altra, ovvero “anche” a Scansano un grande Sangiovese da invecchiamento… Roccapesta, con l’aiuto di Pellegrini, ci riuscirà? I presupposti sembrano buoni, l’augurio di farcela è d’obbligo e, per il resto, viene da pensare che in caso di successo a beneficiarne sarà, comunque e fortemente, tutta la denominazione. Nessuno escluso. 

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