Blog | 20 Marzo 2021 | Fabio Ciarla

Enoagricola in tour n. 3 – Alla “Trattoria del Cimino da Colombo dal 1940” a Caprarola con le anteprime di Agricola Marrone

E siamo alla terza “uscita” del tour di Enoagricola, realizzata prima che il Lazio tornasse in zona rossa ovviamente, dopo quelle da “Straforno” e al Ristorante “L’Oasi”. Dopo molti rinvii ho trovato il tempo di andare a trovare un altro amico, giovane e talentuoso, che risponde al nome di Samuele Calistri. Ma soprattutto, diciamolo, ho potuto godere della cucina dei suoi genitori, Maria Assunta Stacchiotti e Colombo Calistri, curatori di un indirizzo imperdibile a nord di Roma. Siamo a Caprarola, con vista sul magnifico Palazzo Farnese (che mi ricorda da vicino il Palazzo Comunale della mia Velletri, essendo stati disegnati entrambi da Jacopo Barozzi da Vignola, detto “Il Vignola” appunto) e stiamo entrando nella “Trattoria del Cimino dal Colombo dal 1940”.

Sulla cucina ho già detto molto in un’altra occasione, ora vorrei concentrarmi su Samuele (nella foto sopra con alle spalle papà Colombo) e il ruolo del vino nell’offerta della trattoria, ma per elencare le esperienze e i premi vinti come sommelier (con tante esperienze “stellate” all’attivo in giro per l’Europa) ci vorrebbe troppo tempo. Cito uno dei titoli e un paio di esperienze lavorative tanto per inquadrare il livello: primo posto al “Ruinart Sommelier Challenge” del 2017 in Svizzera, Sommelier nel ristorante 3 Stelle Michelin del WaldHotel Sonnora a Dreis (Mosella) e Capo Sommelier e Sake Sommelier presso Umu Restaurant, 2 Stelle Michelin, a Londra. Il bello di Samuele è che ha sempre mantenuto il suo stile gentile e affatto pretenzioso, anche ora che sta lanciando un progetto di grande respiro che si chiama Calistri Wines e spazia da piccoli produttori di alta qualità ai grandi nomi degli Chateaux francesi, un insieme di distribuzione e servizi che è sicuramente aria fresca per il contesto italiano. Ma andiamo per ordine, che cosa avrò portato ad assaggiare a uno con queste competenze?

Be’, in amicizia, un po’ di aziende delle mie parti tra quelle che non ha già avuto modo di testate: Omina Romana, CantinAmena, La Tognazza. E poi, visto che lui è uno specialista di Langhe, anche le anteprime dei due Barolo dell’azienda Marrone di La Morra. Per Enoagricola mi sono concentrato proprio su questi ultimi, anche perché per le aziende di Velletri e dintorni siamo rimasti d’accordo che, quando sarà possibile, verrà a trovarmi e ne riparleremo. Prima di passare alla degustazione però un piccolo resoconto di quello che ho mangiato è inevitabile. In apertura alcuni assaggini, anche per apprezzare al meglio lo splendido olio EVO bio della Cooperativa Colli Etruschi, poi un grande tagliere di formaggi tutti locali (Agricola Radichino dei fratelli Pira, Azienda Monte Jugo della famiglia Ciambella, Fattoria Lucciano della famiglia Profili), davvero emozionante. Come piatto principale, per non appesantirmi troppo, una “Crespella con carciofi, caprino e bianchetto della Tuscia” davvero ottima, infine la disfida sui dolci, con i famosi “Tozzetti di Giuditta 1940” e gli “Amaretti di Giuditta 1940″, entrambi squisiti, accompagnati da una delle “chicche” distribuite da Calistri Wines, ovvero il Passat Minor, ovvero un moscato bianco passito del Domaine du Clos des Fées (Languedoc-Roussillon). Ah, senza dimenticare un buon caffè, in questo caso con la miscela 100% arabica “Guatemala Huehuetenango Finca Isnul” de La Tosteria. Insomma, davvero un gran bel pranzo!

 

 

LA DEGUSTAZIONE

 

Barolo Docg Bussia 2017 (Anteprima)

Il colore è già quello tipico del Barolo, poca concentrazione e tanta luminosità. Al naso un bel frutto in apertura, poi note minerali e una bella speziatura sul finale. Al palato l’ingresso è morbido, si sentono i tannini che sono comunque già levigati, mentre il finale sembra desiderare ancora un po’ di bottiglia per concretizzarsi.

 

Barolo Docg Pichemej 2017 (Anteprima)

Il Pichemej, ovvero “più che meglio”, è anche nell’Anteprima un gradino sopra il Bussia. A parte il colore, leggermente più intenso, il naso si mostra subito più austero, con piccoli frutti e note balsamiche, che ritorneranno poi in chiusura anche al palato. L’ingresso in bocca è sempre rotondo, ma l’equilibrio e la complessità del sorso sono evidenti, tannini levigati e pieni per un finale fruttato morbido.

 

Barolo Docg Pichemej 2016

L’outsider della degustazione era l’annata 2016 del Pichemej, tenuta in cantina in attesa appunto di un confronto. Il naso è effettivamente diventato più complesso, al di là dell’annata qui le spezie si sentono bene, con la china in evidenza, in un contesto decisamente elegante. La serietà di questa espressione di Barolo ritorna anche al palato, con una bella complessità e una chiusura ancora morbida.

 

Tre belle espressioni di Barolo, con il Bussia che ancora necessita di tempo per esprimersi e il Pichemej che anche nella versione Anteprima 2017 sembra più pronto. Ma il fattore “elevage” si prende la scena quando degustiamo il Pichemej 2016, un vino di certo più maturo e completo. La rotondità, del frutto come della beva, si conferma una cifra stilistica dei vini della famiglia Marrone, che interpreta le Langhe con i piedi ben piantati a La Morra e uno sguardo tutto femminile, sono d’altronde le tre giovani sorelle Serena, Denise e Valentina l’ultima generazione entrata in cantina.

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