Comunicati | 10 Giugno 2020 | Fabio Ciarla

Rilancio ITALIA 2020-2022: il contributo del CREA alla proposta sui crediti di carbonio

Rilancio ITALIA 2020-2022” fa propri gli obiettivi del Green Deal e rivendica il ruolo del Capitale naturale per il benessere della società e il rilancio economico delle nostre imprese. Tra le proposte per “aumentare e preservare le aree verdi, il territorio e gli ecosistemi nazionali” c’è la creazione del “Registro nazionale dei crediti di carbonio generati da progetti forestali ed agricoli” che dia coerenza alle iniziative già messe in atto, basti pensare al Codice Forestale del Carbonio (CFC), ossia le linea guida per lo sviluppo di un mercato volontario dei crediti di carbonio in Italia.

Il CREA è l’autore e promotore di questo documento che definisce le Linee Guida e di indirizzo per la realizzazione di progetti forestali, su proprietà pubbliche e private, e identifica i criteri minimi qualitativi per generare e vendere crediti di CO2e nel Mercato volontario, il tutto nel rispetto dei principi di Addizionalità (impegni aggiuntivi alle normali pratiche di gestione), Permanenza, (nel tempo e nello spazio dei crediti generabili ai vari tipi di rischi), Leakage (insussistenza del rischio di generare esternalità negative) e Doppio conteggio (fissazione del carbonio già contabilizzata dallo Stato ai fini del Protocollo di Kyoto o doppia vendita dello steso credito a due diversi beneficiari) previsti dalle linee guida IPCC (il prestigioso Panel dell’Onu per cambiamento climatico).

I crediti di carbonio, ossia le tonnellate di CO2 equivalente immagazzinata nella biomassa vegetale o nel suolo da attività di gestione, imboschimento o rimboschimento vengono utilizzate nella contabilizzazione degli impegni internazionali sottoscritti dal Governo italiano nell’ambito del Protocollo di Kyoto per compensare le emissioni generate dai diversi settori produttivi. A sua volta possono anche essere quantificati e commercializzati in un mercato volontario locale dal fornitore (titolare della gestione) che genera il credito ad un beneficiario acquirente che può compensare le proprie emissioni o la propria impronta carbonica residua dopo aver realizzato un progetto di riduzione.

Quindi, l’azione proposta dal Rilancio Italia intende stimolare un’economia circolare, in accordo con il Green Deal, facilitando investimenti privati e pubblici nella gestione sostenibile delle foreste e dei terreni agricoli, nella creazione di nuove foreste e nel miglioramento dei sistemi verdi in ambienti agrario ed urbano in Italia. Rappresenta, insomma, una importante opportunità per le imprese nazionali che potranno compensare o ridurre le proprie emissione di gas serra e i loro impatti ambientali attraverso il finanziamento di progetti e attività agricole e forestali di gestione, imboschimento o rimboschimento volti a generare Crediti di carbonio e altri servizi ecosistemici.(assorbimento del carbonio, conservazione della biodiversità o purificazione dell’aria o dell’acqua).

Il CFC è stato pubblicato nel 2014 dal gruppo di lavoro Nucleo Monitoraggio Carbonio (NMC) coordinato dal CREA, con il suo Centro di ricerca Politiche e Bioeconomia e composto dal: dipartimento Tesaf dell’università di Padova, dal dipartimento Dibaf dell’Università della Tuscia, da Compagnia delle foreste srl e IPLA di Torino, che dal 2012 realizza un rapporto annuale di monitoraggio dei Mercati volontari dei crediti di carbonio. Scaturisce da varie consultazioni pubbliche che hanno coinvolto tutti i maggiori stakeholder di settore ed è stato sottoposto al Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, affinché fosse riconosciuto come documento ufficiale a livello nazionale per generare e commercializzare crediti di carbonio.

“Proporre il “Codice Forestale del Carbonio” come strumento per definire le Linee guida nazionali volte a fissare criteri minimi qualitativi che riducano la possibilità di generare forme di greenwashing – affermano Raoul Romano e Saverio Maluccio, ricercatori CREA Politiche e Bioeconomia che hanno coordinato il Gruppo di Lavoro – significa non solo riconoscere il lavoro scientifico e tecnico svolto dal CREA, ma anche valorizzare la responsabilità ambientale degli imprenditori e dei cittadini e l’unicità, riconosciuta e registrata in un Registro nazionale dei progetti agricoli e forestali realizzati in Italia e delle transazioni di mercato tra il fornitore e il beneficiario”.

 

Fonte: Ufficio stampa CREA

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