Collaborazioni | 13 Dicembre 2019 | Fabio Ciarla

LA CHIOCCIOLA DELLE MILLE SAGRE

La chiocciola delle mille sagre, dall’allevamento 2.0 alla cosmetica con centro nevralgico a Cherasco.

Da piccolo era una festa, ci si svegliava all’alba in primavera inoltrata, si indossavano gli stivali e si andava per campi che il sole stava appena nascendo, per raccogliere le “lumache”.

Era un po’ come per la ricerca dei funghi o delle more, ogni “cercatore” aveva le sue zone, spesso si cambiava ma qualche volta si tornava negli stessi campi. La differenza è che raccogliendo questi molluschi si faceva anche un favore agli agricoltori, soprattutto perché di solito infestavano i campi di erba medica da foraggio.

E il risultato, come per la caccia o per la pesca, era poi oggetto di accesi dibattiti: “noi nel campo sulla tal strada (senza dare troppi dettagli ovviamente) in due ore ne abbiamo fatte 4 chili!”; “poche, io e mia moglie nel campo dopo la vigna del tizio e caio (altrettanto generico) ne abbiamo raccolti 5 chili e mezzo!”.

Questi erano i racconti, condivisi magari davanti ad un bicchiere di vino mentre si controllava il bottino messo a “spurgare” per poi essere cucinato con il classico sugo al pomodoro, alternativa gustosa a chi aveva problemi con i molluschi ma non con la fetta di pane intinta nel condimento. Inutile dire che l’apporto di noi bambini era relativo, tranne quando si innescavano le gare tra fratelli!

Erano altri tempi, parliamo di 30 e più anni fa, allora la raccolta di lumache, funghi e frutti della terra vari avveniva in un contesto di sussistenza per alcuni e di piacere per altri, ed era reso possibile dalla presenza – almeno dalle nostre parti, ovvero la zona tra i Castelli Romani e l’Agro Pontino – di molteplici fondi aperti dove entrare con discrezione, senza far danno.

 

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