Rubriche | 6 Febbraio 2019 | Roma&Dintorni

Terre Ospitali segna il cammino. Il Lazio si dia una mossa

Parliamo di una festa, sì, ma anche di un progetto di ampio respiro, adeguatamente finanziato e con già all’attivo una serie di iniziative. “Terre Ospitali in festa” ha animato Frascati e zone limitrofe dall’1 al 3 febbraio, ma soprattutto – ad un occhio appassionato e speranzoso nel futuro della nostra Regione – ha segnato un possibile cammino per molti dei territori del Lazio.


Mi spiego meglio, cominciando a capire cos’è “Terre Ospitali”. Parliamo di una rete di impresa strutturata come consorzio, riunisce 56 aziende che operano nell’enogastronomia ed è nata grazie al progetto delle reti d’impresa della Regione Lazio. L’obiettivo è quello di promuovere il turismo enogastronomico ed esperienziale nei Castelli Romani, sfruttando una serie di partner istituzionali di alto livello (dalla Regione, ovviamente, alla Cna Roma Castelli, passando per l’apporto fondamentale del Gal Castelli Romani e Monti Prenestini, la Comunità Montana dei Castelli Romani e dei Monti Prenestini, il Parco Regionale dei Castelli Romani, MuseumGrandTour, Consorzio Sistema Bibliotecario dei Castelli Romani, Visit Castelli Romani, Slow Food Frascati e Terre Tuscolane) e il supporto di un paio di sponsors importanti come Circuito da Lavoro ed Electrolux. Ma il nocciolo della questione è un altro e risiede nella capacità di intercettare quei fondi tanto necessari quanto spesso male o poco usati che la nostra Regione mette a disposizione. Nello specifico parliamo di una Attività finanziata dalla Regione Lazio con determinazione n. GO4816 del 09/05/2016, della quale vanno a beneficiare i comuni coinvolti nel progetto: Monte Porzio Catone (Ente Capofila), Frascati, Grottaferrata, Monte Compatri, Colonna e Rocca Priora.

Capito di cosa stiamo parlando cerco di spiegare perché credo sia un segnale e un cammino da seguire, una scossa per l’enograstronomia – in particolare sotto l’aspetto turistico – della nostra Regione. Il Lazio ha infatti mille possibili territori da conoscere e approfondire, oltre ad uno dei centri turistici più importanti del mondo, che è Roma. Che le due cose siano da mettere insieme e sfruttare sinergicamente non lo devo dire io, solo che finora non si è mai riusciti a farlo. Le risorse singole sono sempre poche, le progettazioni scarse e troppo politicizzate, le persone scelte quasi sempre selezionate in base ad accordi e non per merito. I mali sono questi, la cura è semplice e si chiama RISULTATI. Terre Ospitali in questo senso sembra partita bene, non saranno forse tutte luci ma di certo l’impronta generale pare positiva. Se così è i risultati arriveranno, intanto la “festa” di inizio febbraio ha già registrato alcune novità importanti. Specifici press e buyer tour, un concetto ormai diffusissimo in tutta Italia che però non era praticamente mai approdato ai Castelli Romani, un evento ben fatto in una struttura molto bella (le Mura del Valadier a Frascati, ancora poco conosciute), con approfondimenti a livello di contenuti ed esperienze dirette, come quelle realizzate all’interno delle stesse imprese della rete. L’atavico campanilismo, la voglia di distinguersi personalmente invece di far emergere l’intero territorio, sembrano accantonati per una volta (ma non sono mancate voci su iniziative di vecchio stampo che speriamo rimangano solo voci).
Ma di cosa stiamo parlando effettivamente? Di vino certo, ma anche di tanto altro. Dai prodotti da forno, con la famosa Pupazza Frascatana, all’olio extravergine di oliva, al gelato artigianale, passando per una ristorazione che abbraccia la storia ma sa fare anche innovazione. I siti paesaggistici e culturali, dai laghi alle ville passando per i resti archeologici dell’antica Tusculum, sono la cornice migliore per un’offerta ampia e variegata, che affonda le radici nella storia e nella natura. Le cinque parole chiave comprese nel Manifesto delle Terre Ospitali sono: autenticità, innovazione, sostenibilità accoglienza e qualità. Declinate in un taglio “esperienziale” della manifestazione, volto a far vivere in prima persona ai visitatori le emozioni offerte da un soggiorno in queste zone, e a conoscere e sperimentare le antiche tradizioni che lo rendono unico. Non manca poi uno sguardo alla tecnologia con la nuova app “InRete”, sviluppata dalla Cna, con la quale turisti e clienti potranno scegliere, in una sorta di grande vetrina digitale sviluppata per tutte le Reti D’impresa della Regione Lazio, i prodotti da acquistare, i menù da degustare e le aziende da visitare.

Il progetto, insomma, sembra ben fatto. I risultati li monitoreremo, sperando di festeggiare a breve un rinascimento dei Castelli Romani e, perché no, la nascita di iniziative simili in altre zone.

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