Comunicati | 9 Novembre 2016 | Fabio Ciarla

Sei difetti comuni del vino

Sapore di tappo

A volte è possibile imbattersi in note di sapore abbastanza particolari. Meglio accorgersi se qualcosa non va.

I degustatori professionisti lo sanno bene, a volte può capitare di imbattersi in gusti e sapori strani quando si assaggiano determinati vini. Alcuni aromi però, possono essere chiari indicatori che il vino non è più buono. Sono molti i fattori che possono rovinare un buon vino e ad alcuni si può porre rimedio mentre ad altri no. Vivino, la app per appassionati di vino più scaricata al mondo, propone sei tra i più comuni difetti che riguardano il vino.

Sapore di tappo
“Il vino sa di tappo”. Questo è il difetto che più fa perdere il sonno ai produttori e ai collezionisti di vino. I numeri variano, ma si stima che addirittura l’8% di tutte le bottiglie sappia di tappo. Questo sgradevole sentore deriva dal composto di tricloroanisolo, causato dallo sviluppo di un fungo presente nei tappi difettosi. Il sentore di tappo può variare da impercettibile a incredibilmente potente. Se il vino sa molto di “cane bagnato” o “giornale umido” è meglio rimandarlo al mittente. Come evitare che il vino abbia questo difetto? Semplice, è meglio ordinare una bottiglia con il tappo a vite.

“Cotto”
Quando si incontra una bottiglia con il tappo sollevato, è molto probabile che il vino al suo interno sia stato danneggiato da una fonte di calore e si sia “cotto”. Il tappo sollevato indica infatti che il vino si è espanso all’interno della bottiglia. Il vino perde così i suoi toni freschi e prende il tipico tono di “cotto” o di frutta in umido. Alcuni vini hanno naturalmente questo sapore, come ad esempio lo Zifandel e l’Amarone, ma è meglio conservare gli altri in luoghi freschi.

Brettanomyces
Il Brettanomyces, più noto come Brett, è un lievito molto comune nei vini che provengono dalle cantine non molto pulite e contribuisce a corrompere i sapori, conferendo sfumature di “cerotti” o “cortile di fattoria”. In piccole dosi può aumentare il livello di complessità in maniera intrigante e in alcune Regioni, come quella del Rodano, viene sfruttato ma in alte percentuali il Brettanomyces rende il vino insopportabile. La migliore soluzione in questo caso è scoprire il proprio limite. Se è un sapore che si ama si può acquistare una bottiglia di Châteauneuf-du-Pape ad esempio, ma al contrario è meglio avvisare il sommelier e farsi consigliare qualcos’altro.

Acidità volatile
Quando un vino è sulla strada per diventare aceto, è molto probabile sia a causa dell’acidità volatile. L’acidità volatile indica la presenza di acido acetico, che viene prodotto da alcuni batteri. Come nel caso del Brettanomyces, l’acidità volatile in piccole dosi può aumentare la complessità del vino, ma quando è fuori controllo lo rende imbevibile.

Ossidazione
A volte capita che uno Chardonnay o un Pinot Grigio abbiano uno strano colore marrone o ricordino il sapore di una ciotola di noccioline. In questi casi è molto probabile che si siano ossidati. L’esposizione graduale di ossigeno è sia inevitabile che indispensabile per il processo di invecchiamento, ma troppa può rovinare il prodotto. Nel caso ci si imbatta in un vino ossidato al ristorante è meglio rimandarlo indietro, per evitare questo problema a casa è preferibile conservare le bottiglie adagiate su un lato.

Zolfo
Lo zolfo può assumere varie forme sgradevoli quando si parla di vino. Il diossido di zolfo è utilizzato per preservare le bottiglie dai produttori, ma se gestito male produce il tipico odore di gomma bruciata dei fiammiferi. L’idrogeno solforato, un sottoprodotto della fermentazione, in alcuni vini può esalare l’odore di uova marce. In entrambi i casi, far decantare il vino risolve spesso il problema e fa diminuire gli aromi più sgradevoli.

Fonte: Vivino

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