Blog | 7 Maggio 2018 | Fabio Ciarla

Rosati, da vitigni autoctoni e con la voce narrante di Angelo Peretti – Il mio Vinitaly parte prima

Basta chiacchiere, in Italia – che pure è il terzo Paese produttore – il consumo di vini rosati è stabile o in calo, mentre in tutti gli altri mercati sta salendo e spesso con percentuali a doppia cifra. La motivazione? Quella mia personale è legata all’ignoranza, ovvero al fatto che siamo un Paese che beve per etichette e per luoghi comuni. Mentre ci accapigliamo sui lieviti selezionati o selvaggi, solforosa sì o no, non ci accorgiamo che il mondo del vino, quello concreto, sta facendo passi da gigante su macro-temi a noi sconosciuti, altro che naturale. In Italia deve crescere, e molto, una cultura vera del vino, quella che ricerca i grandi vini e non i vini grandi (cito, in questo, un recente articolo di Carlo Macchi su Winesurf), che spinge un ristoratore o enotecario a dire al cliente: Che vino gradisce: bianco, rosso o rosato?

Per innalzare la consapevolezza del valore dei vini rosati italiani, e studiare strategie comuni, si sono messi insieme i Consorzi di tutela del Bardolino Chiaretto, Valtènesi Chiaretto, Cerasuolo d’Abruzzo, Castel del Monte e Salice Salentino. Da nord a sud, passando per il centro Italia, con un’idea semplice ma forte: rosati da vitigni autoctoni in territori con tradizioni documentate. Non so voi ma a me non pare poco, anzi mi sembra molto di più di quanto possono offrire tutti i nostri concorrenti ad esclusione forse dei francesi (dove pure la produzione più importante è concentrata in una singola area, per quanto vasta). A raccontare questa nuova avventura, e a guidare una degustazione quanto mai interessante, è stato chiamato uno dei massimi esperti, nonché tifoso, dei rosati italiani, ovvero Angelo Peretti, patron (tra l’altro) di The Internet Gourmet. Il patto tra i Consorzi è stato siglato il 14 aprile a Bardolino e a Vinitaly è stata organizzata la prima uscita pubblica con un ciclo di degustazioni aperte al pubblico. Un movimento che raccoglie in tutto meno di 18 milioni di bottiglie, nulla in confronto ai 200 milioni della Francia (tra Provenza, Languedoc, Cotes du Rhone). D’altronde il mercato transalpino vede al 34% la quota di consumatori di vini rosati sul totale, contro lo scarno 6% di casa nostra. Un problema, senza dubbio, al quale però il patto firmato dai Consorzi vuole cercare di porre rimedio.

“Non siamo quelli del ‘rosato perché va di moda’ – ha detto Alessandro Luzzago, presidente del Consorzio Valtènesi alla prima di queste degustazioni – siamo quelli dove il rosato si fa da sempre, con tradizioni e uve specifiche”.


E andiamo a conoscerle queste uve, cominciando dal nord. Nel Chiaretto di Bardolino, ovvero sponda veronese del Garda, abbiamo la Corvina veronese; nel Chiaretto Valtènesi, sponda bresciana del Garda, interviene il Groppello; il Cerasuolo d’Abruzzo, unica Doc “rosata” italiana, è ovviamente frutto di Montepulciano; scendendo in Puglia troviamo nella parte nord della regione il Castel Del Monte, che sfrutta le potenzialità del Bombino Nero; infine il Salice Salentino, unica Docg “rosata” d’Italia, dove a farla da padrone è il Negroamaro. Tutti vini di carattere, diversi tra loro per profili aromatici e struttura ma tutti molto godibili. Ci sarebbero poi da approfondire le diverse tecniche di produzione, i suoli e tanto altro ma sarebbe troppo lungo qui. Vi lascio però qualche nota di degustazione e un piccolo riepilogo sulle tipologie, ma soprattutto vi invito a scegliere sempre di più e consapevolmente vini rosati italiani di qualità. Magari facendovi consigliare da Angelo Peretti dalle pagine di The Internet Gourmet…

 

BARDOLINO

Bardolino Chiaretto Doc 2017 – Poggio delle Grazie

Bardolino Chiaretto Doc Heaven Scent 2016 – Vigneti Villabella

Il colore in questo caso vira sulla buccia di cipolla, con note ramate, mentre al naso la Corvina Veronese mostra spiccate sensazioni agrumate. Al palato quello che colpisce è la sapidità, quel sale che arriva dalla dolomina che domina il suolo del Garda veronese, oltre ad un bel tannino.

 

VALTÈNESI

Valtènesi Chiaretto Riviera del Garda Classio Doc Sant’Emiliano 2017 – Pratello

Valtènesi Chiaretto Riviera del Garda Classico Doc Rosagreen Bio 2017 – Pasini San Giovanni

Nel primo si rispetta l’uvaggio degli ultimi decenni (unendo al Groppello anche Sangiovese, Barbera e Marzemino) mentre nel secondo abbiamo 100% Groppello grazie alla possibilità del nuovo disciplinare. Sapendo che in dialetto locale con “grupel” si intende la fragola potete immaginare quali siano le note di questi vini, il colore è sempre buccia di cipolla mentre anche al palato emerge quella morbidezza dovuta al frutto.

 

ABRUZZO

Cerasuolo d’Abruzzo Doc Ferzo 2017 – Codice Citra

Cerasuolo d’Abruzzo Doc 2017 – Tiberio

Con il Montepulciano il colore vira subito sul rosa ciliegia con diversi livelli di profondità, più chiaro per Citra e più scuro per Tiberio. Qui emerge la forza del vitigno ma anche la struttura del territorio, con una bella freschezza e un corpo notevole, al naso la frutta e la speziatura dell’uva ritornano alla grande.

 

CASTEL DEL MONTE

Castel del Monte Bombino Nero Docg Veritas 2017 – Torrevento

Castel del Monte Bombino Nero Docg Pungirosa 2017 – Rivera

Il Bombino è un’uva particolarmente vocata per i rosati, ha buccia sottile ma matura tardi e spesso non tutti i chicchi del grappolo arrivano a piena colorazione. Questo dà vita a vini freschi, molto orientati al naso sulla frutta rossa (ma non matura) con un’ottima bevibilità. Il colore è tra la rosa e la ciliegia, comunque più chiaro del Montepulciano.

 

SALICE SALENTINO

Salice Salentino Rosato Doc Le Pozzelle 2017 – Candido

Salice Salentino Negroamaro Rosato Doc Rosalbòre 2017 – Cantine San Pancrazio

Colore ben centrato sulla ciliegia, siamo sempre in Puglia ma più a sud e più bassi rispetto a Castel del Monte. Qui il Negroamaro dà vita a rosati dall’intensa nota olfattiva di frutta matura, ma non mancano sentori più freschi, in bocca una bella acidità e il tipico finale di mandorla amara.

 

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