Blog | 30 Dicembre 2019 | Fabio Ciarla

Top 20 Enoagricola 2019 (+1). La lista dei migliori assaggi e un auspicio per il 2020!

 

E anche quest’anno ci siamo, il 31 dicembre si avvicina ed è tempo di bilanci. Già il numero, lo scorso anno eravamo quasi a 30, la dice lunga su che tipo di periodo è stato. Non è che non abbia trovato buoni vini, il problema è che, contrariamente a quello che sembra, ho girato e assaggiato meno del consueto. Anche perché, lo ripeto, personalmente non sono un assaggiatore da fiera, non riesco a concentrarmi al banco d’assaggio e ho bisogno invece di tempo e calma per riflettere. Per fortuna quest’anno sono riuscito a ritagliarmi diverse occasioni utili al Vinitaly, una fiera che è così ricca di occasioni da dover essere affrontata al meglio, il consiglio utile è quindi di leggere bene i programmi e prenotare gli appuntamenti migliori! Eccovi dunque la lista dei migliori assaggi di questo 2019, con alcune conferme e tante novità. E la promessa, soprattutto, di bere di più il prossimo anno! Soprattutto vini non italiani, comincerei da un approfondimento sull’Europa diciamo, poi spazio a tutti ovviamente. Intanto, un po’ per caso e un po’ no, già in questa selezione ci sono due grandi vini della Mosella… A conferma, se ce ne fosse bisogno, che il sottoscritto ama i grandi bianchi da invecchiamento (Grechetto compreso). E poi c’è il +1, un vino sì, ma “speciale”!

Buona lettura e buon 2020 a tutti!

 

Georges Lelektsoglou – Vieilles Vignes de Gervans Crozes-Hermitage 2015

Dalla Francia un Syrah di grande compattezza, frutto intenso, ricco al naso e poi al palato. Coerente e complesso, un bel vino pieno di spunti e di cose da dire nei prossimi anni. Bere o tenere: tenere

 

Elena Fucci – Titolo 20th anniversary 2017

Splendido nella sua iniziale rotondità, frutto di una selezione nelle vigne più vecchie dell’azienda e un affinamento in tonneaux che lascia una bella impronta. Sembra più pronto del suo omologo, tuttavia l’eleganza e la potenza che esprime fanno presupporre una piacevolezza che andrà a crescere. Chiedersi se sia il miglior “Titolo” in circolazione non ha senso, intanto godetevelo che è meglio. Bere o tenere: tenere

 

Scala – Cirò Rosso Classico Superiore 2013

Bellissima sorpresa, anche perché non sono un esperto di vini calabresi. Si presenta con un naso ricco e molto interessante, una successione di sentori netti di liquirizia insieme a frutta rossa, resina, boisé e note ematiche. Al palato è morbido ma equilibrato, persistente e piacevole. Bere o tenere: bere (è perfetto ora)

 

Gancia – Cuvée 60 mesi Alta Langa Brut Metodo Classico 2010

Gran bel Metodo Classico, ricco ed elegante, uno spumante che riesce a dare tanto sia al naso che al palato. Il packaging è di impatto e molto elegante ma aggiunge qualcosa ad una sostanza ben delineata e importante. Felice di rivedere ad alti livelli un’azienda che ultimamente si era fatta vedere solo per i prodotti di fascia bassa (e ci voleva un russo per risollevarla!). Bere o tenere: bere

 

Carpineto – Vino Nobile di Montepulciano Riserva 2013

Ancora una volta Carpineto entra in classifica, merito anche dalla fortuna di poter assaggiare ogni anno quasi tutta la loro produzione, nonché alcune “chicche” (come nella degustazione Fisar Roma di fine dicembre). Questo Vino Nobile del 2013, 11esimo nella Top 100 Wine Spectator, si presenta con un naso ampio di ciliegia e prugna, ma anche spezie dolci. Al palato è ovviamente lungo ed equilibrato, si beve bene e dà tanto anche nel finale. Davvero di classe… Bere o tenere: bere

 

Clemens Busch – Marienburg “Fahrlay-Terrassen” 2016

Primo vino della Mosella assaggiato nel 2019 e subito grandi sensazioni. Il produttore, prima biologico e biodinamico dal 2006, è considerato un artista e si vede. Questo riesling al naso si presenta con sentori di cenere e idrocarburi, insieme a un frutto vivo. In bocca sapido è sapido, persistente, equilibrato. Un grande Riesling nato su un terreno che arriva a pendenze proibitive e, nel caso della parcella, “Fahrlay – Terrassen” è caratterizzato da scisto blu. Bere o tenere: tenere

 

La Monacesca – Mirum Verdicchio di Matelica Riserva Docg 2015

Ormai in classifica un Verdiccio c’è sempre, dipende dai gusti personali sicuramente ma anche dal fatto che obiettivamente assaggiandone un po’ qualcosa di buono emerge sempre. In questo caso a Matelica, con un vino ricchissimo al naso, sentori di erbe, di fiori e minerali. Bella complessità in bocca, equilibrato, piacevole e anche qui decisamente ricco. Bere o tenere: bere o tenere (non è un errore, è quello che si può e si deve dire di ogni buon Verdicchio)

 

Tenute Olbios – In Vino Veritas Vermentino di Sardegna Doc 2007

Un bianco particolare, per appassionati. Daniela Pinna prova a fare un bianco invecchiato stile “Vin Jaune” lavorando con surmaturazioni e ossidazione, nonché sviluppo della Flor. Questo vino è stato imbottigliato nel 2014, dopo un affinamento in parte in acciaio e in parte in barrique scolme, arrivando a complessità notevoli. Al naso arrivano le note ossidative insieme ai fiori, a un’evoluzione positiva dunque. In bocca è pieno e godibile, insomma un vino da provare. Bere o tenere: bere

 

Sandrone – Aleste Barolo Docg 2009

Un Barolo dallo splendido naso, elegante con note minerali e speziate. In bocca ha una bella struttura ma non risulta mai eccessivo, il tannino si sente così come sapidità e acidità. Lunga persistenza per un vino giovane nel nome (Aleste è la crasi di Alessia e Stefano, nipoti di Luciano Sandrone ed è in etichetta solo dal 2013 mentre il vigneto è di proprietà dal 1977) e giovane nelle prospettive. Bere o tenere: tenere

 

Siro Pacenti – Brunello di Montalcino Docg 2001

Bella freschezza per questo Brunello di 18 anni, al naso insieme alle spezie si percepiscono sentori di cenere ma anche note balsamiche. In bocca ha struttura, con tannini evidenti, sembra ancora giovanissimo ma ovviamente è decisamente godibile e molto elegante. Bere o tenere: bere

 

Cincinnato – Enyo Bellone IGT Lazio 2017

È il Bellone che mancava, ovvero una ricerca sull’affinamento di questa uva autoctona che – come sa chi mi conosce – amo davvero tanto. Enyo 2017 ha fatto un anno di affinamento in acciaio, modificando quella ricerca iniziale che prevedeva il legno, e ne guadagna moltissimo. Al naso la complessità aumenta, in bocca le caratteristiche di un’uva sempre fresca ma ricca si moltiplicano. Bere o tenere: tenere

 

Michele Satta – Marianova Bolgheri Superiore Doc 2016

Un uvaggio alla pari tra Sangiovese e Syrah, una novità per Bolgheri come nuovo è l’impegno di Giacomo Satta in azienda. Il vino, presentato in anteprima proprio nel 2019, unisce freschezza e corpo, complessità e finezza. Al naso ha un bell’impatto anche se sembra un po’ chiuso in questa prima fase, in bocca più frutto con una bella eleganza. Dopo tanto Cabernet a Bolgheri si punta decisamente su Syrah e Sangiovese: “Le reputo le migliori e sono le uniche che produco in purezza, – spiega Michele Satta – una strada nuova che mi commuove. Marianova compie l’associazione totale tra Luogo e Uomo”. Bere o tenere: tenere

 

Sergio Mottura – Latour a Civitella Grechetto Civitella d’Agliano Igt 1995

Difficile aggiungere qualcosa di sensato per un vino iconico e un produttore altrettanto famoso e giustamente osannato, un vanto per il nostro amato Lazio enologico. Questo “Latour” è stato un regalo di grande valore per un approfondimento sui grandi vini bianchi da invecchiamento. Si presenta giallo dorato ma luminoso, al naso mostra una fortissima esplosione di profumi dolci ma anche erbacei, miele e nocciola su tutti. In bocca esprime una grandissima sapidità, ci sono note evolute in un contesto sempre fresco e strutturato, persistenza incredibile. Davvero emozionante… Bere o tenere: bere (se avete la fortuna di trovarlo)

 

Livio Felluga – Riesling Renano del Podere di Rosazzo 1990

Dire buono è riduttivo, un vero Riesling invecchiato con tutti i suoi sentori di idrocarburi, cherosene e via dicendo. In bocca fresco, vivissimo nonostante i quasi 30 anni dalla vendemmia, un gran vino insomma probabilmente (anzi sicuramente) non più in commercio. Bere o tenere: bere (se lo trovate)

 

Maso Martis – Madame Martis Trento Doc Brut Riserva 2009

Spumante di grandissima classe, una vivacità notevole in un vestito elegantissimo. Così tanti mesi sui lieviti danno spessore e complessità, ma da queste parti la bevibilità rimane un faro importante. Sicuramente uno spumante di quelli importanti, tra i migliori d’Italia. Bere o tenere: bere

 

Monte Ca’ Bianca – Amarone della Valpolicella Classico Docg 2009

Un Amarone dai riflessi granati, ha un bel naso fresco di prugna, seguita da cioccolato e note più importanti con sentori balsamici. Ma rimane vivo e agile sia al naso sia in bocca, dove è sapido e persistente nonostante la ricchezza estrattiva. Bere o tenere: bere

 

Merumalia – Frascati Doc 2018

Da sempre, nonostante la giovane età, una bella realtà di Frascati. Si presenta con un bel giallo dorato e ha un naso complesso, con note minerali insieme a parti vegetali, una beva rotonda, calda e persistente. Bere o tenere: bere

 

Vini Monti – Senior Montepulciano d’Abruzzo Colline Teramane Docg Riserva 2010

Grande Montepulciano, sia nella struttura sia nella complessità. Al naso note di amarena e frutti rossi dolci, quasi sciroppati, poi chiodi garofano e tabacco. In bocca è asciutto, con un finale leggermente amaricante, bel tannino, equilibrato. Bere o tenere: bere

 

Castello di Volpaia – Coltassala Chianti Classico Gran Selezione 2016

Nel quadro di una bella crescita della Gran Selezione questa etichetta spicca per beva, fresca e tannica ma senza strafare, e per un profilo aromatico austero, come piace al sottoscritto, di frutta matura, viola e spezie. Un complesso fatto di eleganza ed equilibrio, oltre che di piacevolezza e facilità di beva. Bere o tenere: bere

 

Julius Treis – Riesling Auslese Mullay-Hofberg edelsüß 1999

Che dire, finiamo con il botto, non quello di Capodanno ma quasi. Una delle chicche assaggiate al Merano WineFestival, un Riesling di 20 anni strepitoso, che riusciva a farsi sentire intero, coinvolgente e pieno nonostante non fossimo in una situazione a me congeniale (il banco d’assaggio, appunto). Un naso didattico per gli idrocarburi e una pienezza di beva incredibile, un residuo zuccherino importante ma del tutto lecito e gradevole per un vino del genere. Insomma, in Mosella ci sanno fare.

 

Special Guest

Niepoort – Porto Crusted (Bottled december 2014)

Circa 48 mesi di affinamento in botte di legno, nessuna filtrazione (per questo presenta sedimenti, ecco dunque il nome “Crustde” della tipologia) e poi altri 5 anni in bottiglia per questo Porto davvero concentrato. Forse non il miglior crusted in circolazione, di certo il più abbordabile e reperibile. Consigliato per fare un’esperienza dai soliti Ruby o Tawny che di solito vi propongono, è un ricco contenitori di profumi di frutta rossa, amarena su tutto, ma anche liquirizia, canfora, speziature, tostatura, cioccolato… In bocca è pieno, quasi denso, ovviamente dolce ma non stucchevole, bene in equilibrio con la frazione alcolica. Una chicca per chiudere bene l’anno…

 

Disclaimer
– L’ordine nel quale sono posizionati i vini è assolutamente casuale
– Mi scuso per qualche foto decisamente brutta ma ho preferito premiare quelle fatte da me, almeno quando ho potuto

 

 

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