Blog | 3 Marzo 2016 | Fabio Ciarla

Monti Cecubi, l’enologia del Lazio del sud

L’azienda si chiama “Monti Cecubi” e nasce a Itri, su colline con vista mare e una storia che si racconta da sola pensando al famoso e antico vino “Cecubo”, decantato insieme al “Falerno” dagli antichi Romani. L’appuntamento con questa realtà significativa per la vitivinicoltura di questa parte sud del Lazio è arrivato per via di Chiara Fabietti, giovane enologa responsabile dell’azienda e – cosa ancor più importante – di Velletri come il sottoscritto.

Ma torniamo seri, cominciando dal duro lavoro della famiglia Schettino che dopo decenni di abbandono della viticoltura nella zona decise di riprendere la ricerca sui vitigni autoctoni, affiancandone la coltivazione con alcune varietà più diffuse. Per i vitigni storici parliamo di Abbuoto e Serpe, sui quali si sta lavorando tuttora per capirne tutte le reali potenzialità, mentre per quelli di più ampia diffusione siamo su varietà come Vermentino, Fiano, Falanghina, Cabernet Sauvignon e Aglianico. Circa 20 gli ettari vitati in regime biologico oltre a 6 di uliveti di varietà Itrana, sui circa 100 di proprietà della Masseria Schettino, contornati per il resto da boschi di sughere e pascoli.

Una storia difficile quella dell’azienda Monti Cecubi, con momenti bui anche se vissuti di riflesso, che però sembra ormai orientata verso un buon successo grazie alla qualità dei vini e alla voglia di riportare agli antichi fasti questa antica zona vitivinicola. Vista la conoscenza diretta ho pensato di farmi raccontare direttamente da Chiara i pregi e le caratteristiche principali di questa azienda, non senza averne avuto prova diretta con una degustazione quasi completa dei vini prodotti.

 

Chiara Fabietti enologa Monti Cecubi

Chiara Fabietti, enologa – Az. Ag. Monti Cecubi

Chiara ti sei trovata quasi catapultata in una realtà già avviata, ma nonostante la giovane età hai subito saputo prendere in mano l’azienda, come ci sei riuscita?

“Ho cominciato a lavorare ai Monti Cecubi  nel 2013, venivo da un’esperienza di sette anni nella DOCG del frusinate e mi sentivo pronta e decisa ad affrontare una nuova avventura. Sin dall’inizio si è trattato di una sfida, l’azienda infatti si trovava in un momento cruciale: sebbene producesse vino da diversi anni, ancora non si era affacciata sul mercato in modo incisivo e la percezione esterna non rispecchiava le effettive potenzialità della cantina. Era impellente  fornire  un nuovo impulso all’attività aziendale e affiancarlo una mirata strategia di marketing. Le difficoltà iniziali sicuramente sono state diverse, ma l’entusiasmo e l’impegno hanno presto dato i primi frutti. Da principio le mie energie si sono rivolte soprattutto ad un innalzamento dello standard qualitativo della produzione enologica,  anche attraverso la riconversione dei vigneti alla coltivazione in biologico. In secondo luogo il mio lavoro si è orientato verso una differente visione di promozione aziendale: maggiore apertura alla partecipazione di eventi mirati,  sinergie ragionate con altri produttori locali, rapporto diretto con tutti i clienti. Ho ritenuto utile che l’azienda stessa promuovesse nel territorio momenti di incontro riguardanti l’enogastronomia locale e la cultura del territorio, utilizzando strumenti divulgativi di vario tipo, sia quelli tradizionali, sia quelli più moderni che velocizzano la comunicazione e favoriscono la visibilità (come i social network). Ad oggi l’azienda coopera spesso con le strutture scolastiche offrendo la possibilità di stage formativi e tirocini sia per università che per istituti superiori locali. Il successo del marketing ha trovato naturali fondamenta nel territorio così ricco di  cultura e di radici storiche che attendevano solo di essere adeguatamente valorizzate”.

Il ruolo di enologo in un’azienda di queste dimensioni spesso comprende anche altre mansioni, è così anche per te?

“In azienda il mio impegno è in effetti plurifunzionale. Così come nella maggior parte delle piccole e medie cantine italiane, la figura dell’enologo riveste un ruolo complesso ed articolato che va a ricoprire anche altre figure  professionali. Io mi occupo dal punto di vista tecnico della parte agronomica così come di quella enologica. Gestisco il personale, tutta la burocrazia, curo gli aspetti commerciali e promozionali, mi occupo dei rapporti con il pubblico, organizzo gli eventi…”. E ogni tanto trova anche il tempo di gestire i Social dell’azienda oltre, speriamo, a dormire un po’! (n.d.r.)

Quali sono i vitigni che ti piacciono di più e quali secondo te danno il meglio in questa parte della regione?

“Non c’è un vitigno prediletto, sicuramente il Vermentino è quello che mi dà una maggiore gratificazione a breve termine.  I vitigni autoctoni invece sono una sfida, sia dal punto di vista agronomico che enologico e la riuscita nell’ottenimento di un prodotto autoctono apprezzabile ripaga generosamente tutte le fatiche. Non sono ancora in grado di stabilire quali siano i vitigni che danno il loro meglio in questa parte della regione, qui la viticoltura era stata abbandonata per decine e decine di anni a favore dell’olivicoltura. E anche prima la produzione non aveva delle specifiche peculiarità. Per parlare di una viticoltura apprezzabile occorre probabilmente risalire all’epoca della Roma imperiale e alla leggendaria produzione del vino Cecubo come documentato da alcuni celebri autori latini (Orazio, Columella, Plinio in Vecchio). L’azienda Monti Cecubi ha avviato una sperimentazione riproponendo una viticoltura di qualità, piantando vitigni internazionali, locali e autoctoni. Ci vorrà del tempo per valutare i risultati del progetto”.

I vostri vini dove vanno, solo Italia o anche estero?

“I nostri vini sono venduti soprattutto in Italia, ed esauriamo quasi la totalità della nostra produzione sul mercato locale. Ma siamo presenti anche all’estero, per esempio abbiamo un ottimo mercato a Parigi, con rapporti diretti con i clienti”.

Hai un sogno da realizzare con quello che stai facendo presso Monti Cecubi?

“Il mio sogno è quello di rendere l’azienda fulcro promotore per la  riscoperta di un territorio ricco di storia, di antiche tradizioni, cultura, natura e paesaggi ma anche quello di incrementare il mercato e rendere noto il  nome Monti Cecubi a livelli significativi, quale giusto riconoscimento della qualità dei suoi prodotti. Dal punto di vista personale, poi, il mio sogno è quello di diventare l’enologo che ha riportato in auge un’antica produzione vinicola già decantata nelle epoche più remote, e poi abbandonata per un  lungo tempo…”

Idee chiare e obiettivi ambiziosi ma realizzabili, la ricetta per fare bene c’è e anche i vini degustati (sotto trovate qualche piccola nota di degustazione) promettono cose buone. In bocca al lupo a Chiara e alla Monti Cecubi, il loro successo è anche quello di un’intera regione come il Lazio. E tutti sappiamo quanto ce ne sia bisogno.

 

Thymos IGT Lazio Bianco 2014 – Az. Ag. Monti Cecubi

Ultimo nato in casa Monti Cecubi si tratta di un bianco molto interessante, realizzato con Boccabianca (varietà autoctona di Falanghina) e altri vitigni locali come Uva Pane, San Giuseppe e Ciciniello, coltivati su terreni ricchi di minerali. Proprio da queste caratteristiche, oltre alla vicinanza con il mare, deriva la grande sapidità e freschezza di questo vino. Al naso la frutta e i fiori sono molto piacevoli ma è in bocca che questo vino dà il meglio con una beva facile che non stanca mai grazie all’acidità e appunto alla sapidità.

In una parola: Sapido

Prezzo medio in enoteca: 9 euro

Voto: 7,5

 

Vinum Caecubum IGT  Lazio Bianco 2014 – Az. Ag. Monti Cecubi 3,5

Con la selezione dei migliori grappoli di Fiano la Monti Cecubi produce questo Centochiavi, un bianco che rispecchia le caratteristiche principali dell’azienda – mineralità e sapidità – ma aggiunge calore e corpo. Al naso i sentori freschi si accompagnano, in questo caso, con note più dolci e strutturate come quelle della frutta secca, per un’espressione ricca di sfaccettature.

In una parola: Completo

Prezzo medio in enoteca: 15 euro

Voto: 7+

 

Amyclano IGT Lazio Vermentino 2014 – Az. Ag. Monti Cecubi 3,5

Al naso sembra un Vermentino sardo, tanta è la freschezza che esprime insieme a sentori di fiori ma anche di macchia mediterranea, fino ad arrivare alla frutta esotica. Le motivazioni stanno probabilmente nel microclima e anche nel terreno sul quale viene coltivata questa uva, ovvero calcareo con grande presenza di pietre, poi la brezza marina fa il resto. Come  All’assaggio In bocca è sapido, piacevole e lungo, arricchendo le belle sensazioni odorose con una ricchezza gustativa non indifferente

In una parola: Marino

Prezzo medio in enoteca: 7 euro

Voto: 7,5

Monti Cecubi - Le vigne sotto il cielo del sud del Lazio

Monti Cecubi – Le vigne sotto il cielo del sud del Lazio

 

Monti Cecubi - Una quercia da sughero e i vigneti

Monti Cecubi – Una quercia da sughero e i vigneti

 

Monti Cecubi - Al lavoro nei fruttati per il passito Dracontion

Monti Cecubi – Al lavoro nei fruttai per i vini passiti

 

Monti Cecubi - Legno e acciaio in cantina

Monti Cecubi – Legno e acciaio in cantina

 

3 risposte a “Monti Cecubi, l’enologia del Lazio del sud”

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